Chiesa di S. Giacomo Maggiore di CognentoNel Cinquecento la Chiesa di San Giacomo Maggiore (il “Santiago de Compostela”, patrono dei pellegrini) della località di Cognento doveva essere piccola e modesta, disadorna e povera di arredi.
Dal XV al XVII doveva persino essere più piccola di quella attuale: era priva dell’abside e l’altare maggiore era davanti ad un coro di forma quadrata e rivolto verso Oriente, in maniera opposta rispetto ad oggi. Era ad un’unica navata, ma con altari appoggiati alle pareti laterali; il soffitto era in legno.
Questo orientamento doveva essere dettato sia da esigenze liturgiche sia da ragioni pastorali. Infatti, prima del Concilio di Trento le chiese erano orientate liturgicamente, cioè avevano l’altare verso oriente, in modo che i fedeli pregassero rivolti verso il Santo Sepolcro; dalle visite pastorali del 1581 e del 1594 risulta che la chiesa avesse tre altari.
Nel 1660 un incendio la distrusse; venne ricostruita a navata unica con quattro altari e poi completamente rifatta tra il 1780 e il 1789 con la pianta rovesciata. La facciata riprende, semplificandole, le linee della parrocchiale di Campagnola: è rifinita di lesene e conclusa con un frontespizio mistilineo.
Negli anni Cinquanta vennero aggiunti il portale marmoreo con colonne tortili e l’altare maggiore in marmi policromi con paliotto in scagliola di stile carpigiano, e opere settecentesche provenienti dalla chiesa di San Rocco a Reggio Emilia (S. Giacomo Maggiore Apostolo di Giovanni Bonvicini, una Madonna col Bambino e i Santi Antonio Abate e Massimo Vescovo di Francesco Camuncoli).
All’interno troviamo inoltre due confessionali lignei in stile barocco e le acquasantiere settecentesche in marmo a forma di conchiglia.
Da segnalare l’organo, costruito da Domenico Traeri nel XVIII secolo e restaurato da Paolo Tollari nel 2003; presenta una cassa in tiglio, posta su basamento indipendente, con fregi intagliati e con pittura a tempera.

Storia

Il nome Quignente, Cognento, compare per la prima volta in un documento redatto a Campagnola il 22 Gennaio 935 nel quale il prete Ildeprando dona alla canonica di San Michele di Reggio tutti i suoi beni posti nel reggiano e specificatamente in Budrio. Tra i testimoni della donazione, vengono citate tre persone (di origine longobarda) di Cognento.
All’epoca Cognento, già ampiamente sfruttato per la coltura della vite, doveva essere un esempio riuscito del frazionamento di conduzione della proprietà sviluppatasi nel X secolo, in quanto ogni terra confinava con altri appezzamenti coltivati.
Anche Cognento, come buona parte dei territori della bassa reggiana, passò sotto il controllo dei monasteri. Nel 1057 il monastero di San Prospero di Reggio aveva dei beni a Cognento.
Nel 1141, per la prima volta, appaiono i termini Quingente di sopra e Quingente di Sotto, cioè Cognento di Sopra e Cognento di Sotto. Questo fa pensare che il nome, che significa cinquecento, fosse dato in origine ad un terreno di 500 iugeri romani (circa 125 ettari), ma che nel Medioevo indicasse un’estensione più vasta per i nuovi disboscamenti e dissodamenti. Col tempo, il territorio, più che raddoppiato, è stato chiamato Quingente di Sopra, per indicare il nucleo originario attorno alla chiesa, e Cugnentulum de Suptus, per l’altro terreno di più recente insediamento, collocato più a Nord. Le due parti erano divise tra loro dall’attuale via Picenardi, collocata sul dosso che corre trasversalmente da Ovest ad Est dalla località Olma, presso il Borgazzo di Novellara.
Oggi il territorio complessivo è di circa 350 ettari, 1197 biolche reggiane o 1400 iugeri.
La più antica notizia riguardante la chiesa di Cognento risale al 1232, in un documento del Registro vescovile reggiano. Germano, rettore della chiesa di San Gervasio di Campagnola, dona l’investitura della chiesa di San Giacomo di Cognento a un certo Benvenuto.
All’epoca la chiesa di San Giacomo doveva essere una cappella minore dipendente dalla chiesa plebana di Campagnola.
Se Campagnola godeva d’autonomia, prosperità economica e prestigio, anche Cognento aveva una sua indipendenza nell’ambito del contado reggiano. La villa, articolata in una zona Sud e un’altra più a Nord, seguì nella sua parte settentrionale le sorti di Campagnola quando il Castellazzo fu ceduto ai signori di Correggio, mentre la restante area rimase indipendente. Nel 1244 è segnato tra le sessanta ville che dipendevano dal comune di Reggio.
Nel 1265 la potente famiglia dei Lupi occupò Canolo e Cognento. In quel tempo venne stipulata una convenzione con il comune di Reggio perché venissero tutelati i diritti e le libertà dei cittadini reggiani che abitavano in quelle zone. Cognento restò autonoma e indipendente da Campagnola e Correggio anche quando i Signori di Correggio restituirono Campagnola a Reggio nel 1277.
Fino al 1318 la chiesa di San Giacomo non viene mai nominata nell’elenco delle chiese della diocesi di Reggio, perché essa era ancora un oratorio, cioè una chiesa di proprietà di una famiglia feudale che ne esercitava il controllo, talvolta la riservava a qualche figlio cadetto e più spesso la assegnava a persone di fiducia. Nel 1445 i Sessi, nota famiglia feudale del reggiano, ebbero l’investitura di molte terre a Cognento. Verso la metà del Quattrocento richiesero il diritto di patronato sul beneficio parrocchiale.


  • Pedrini Luigi, La villa di Cognento, Reggio Emilia, Unione Tip. Reggiana, 1908
  • Insinna Luigi, Campagnola Emilia e Cognento attraverso i secoli, [Campagnola Emilia], Circolo Culturale il Borgo, 2013, 454 pp.