Dal 25 novembre 2020  sotto il portico del Municipio ci sarà una “panchina rossa”, dedicata a tutte le donne vittime di violenza.

Non potendo realizzare eventi in presenza, in questa pagina raccogliamo gli interventi relativi alla violenza sulle donne o alla violenza di genere realizzati dalle Associazioni ed enti del territorio.

Un messaggio di Silvia Iotti – Associazione Nondasola

Le misure di grande prudenza che tutti siamo costretti  a tenere, mi impediscono di presenziare alla vostra iniziativa. Certo sarebbe stato diverso essere lì in presenza e avvertire la forza  di una collettività che prende parola su un tema, la violenza maschile sulle donne,  che pesa sulle singole donne che la subiscono ma riguarda e interroga l’intera società.

La violenza continua, purtroppo, ad essere una modalità diffusa e intenzionalmente scelta per controllare, dominare, sopraffare, brutalizzare il corpo, la vita, i desideri delle donne: le oltre 300 richieste di aiuto che riceviamo in media ogni anno alla Casa delle Donne lo dimostrano.

Accogliamo sempre con favore le iniziative che puntano sulla creatività per trasmettere un messaggio importante, che nel nostro caso vuole essere invito ad agire, individualmente e collettivamente perché ogni donna trovi possibilità di ascolto, supporto  e luoghi di aiuto specifico.

Voglio ringraziare anche a nome dell’associazione Nondasola, il Sindaco, l’Amministrazione Comunale, la Lega pensionati CGIL di Campagnola e tutte le Associazioni che hanno reso possibile l’evento di oggi: “simboli visibili“ e provocatori come una “panchina rossa” danno conto dell’impegno costante, assunto insieme dalle Istituzioni e dalla collettività, per contrastare un fenomeno drammatico che deve indignare tutti e tutte. Tenere alta l’attenzione, stimolare riflessioni, prendere posizione è il primo indispensabile passo nella direzione di un cambiamento culturale profondo, vero antidoto contro le discriminazioni e la violenza sulle donne.

Mi auguro, e sono certa che sarà così, che troveremo in futuro altre occasioni per affrontare il tema lavorando insieme, anche in un’ottica di prevenzione, per disegnare, nuovi modelli di relazione tra uomini e donne nel segno di una maggiore libertà e riconoscimento reciproco.

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Dalla Lega SPI-CGIL di Campagnola Emilia

25 novembre.  Una giornata per ricordare, gridare rabbia, esporre manifesti che urlano basta e con immagini terribili. La piazze gremite di donne con striscioni e slogan, prima del covid iniziative come queste ovunque, oggi tutto questo non si può fare, tutto è più silenzioso; ma non certamente povero di idee. Una giornata dedicata esclusivamente alla violenza sulle donne: al femminicidio.

I nomi che vengono in mente sono tanti conosciuti e non, riportati giornalmente sui quotidiani e nei TG, le immagini che prendono forma nei nostri pensieri sono terribili, la realtà lo sappiamo è peggio. Le percentuali dei crimini commessi durante il lockdown sono salite alle stelle, i corpi martoriati di tante donne belle, luminose, piene di sogni e di voglia di vivere, giovani, anziane, di mezza età ma tutte donne.

Perché l’uomo sfoga su di noi le sue ansie, le sue paure, i suoi complessi?

Perché non chiede aiuto, preferisce eliminarci. Quando la proprietà, poichè così siamo considerate, rischia di non essere più tale arrivano le violenze di ogni tipo fino alla eliminazione.

In mezzo a tanto dolore qualcosa si è costruito, sono nate associazioni un pò dovunque pronte a portare aiuto. A Reggio Emilia la più presente è Nondasola. Dal 1996 l’Associazione lavora nella nostra realtà per accompagnare le donne vittime di violenza ad uscire allo scoperto, ad allontanarsi da quel contesto violento. Rimanere e accettare in silenzio può essere in molti casi fatale per salvarsi. Ogni donna deve volersi bene, il 25 novembre è il simbolo della rabbia, del dolore. Dobbiamo fermare i femminicidi.

Un pensiero di donna: “Per tutta la vita ho dovuto combattere….ma non avrei mai pensato di dover combattere in casa mia. Questa è la mia storia”

“Quanto più la donna cerca di affermarsi come uguale all’uomo in dignità , valore e diritti, tanto più l’uomo reagisce in modo violento. La paura di perdere anche solo alcune briciole di potere lo rende aggressivo e violento”

25 novembre 2020 – GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Ogni 3 giorni un uomo uccide una donna

Sono state 59 le donne uccise nel primo semestre del 2020, il 77% di questi delitti si è verificato tra le mura di casa, le stesse mura in cui quelle donne sono state costrette a rinchiudersi durante il lockdown. Questi sono alcuni dei “numeri” di una tragedia che continua da tempo, che si chiama FEMMINICIDIO.

Le violenze sostanzialmente non calano. Aumenta il numero delle donne che denunciano e chiedono aiuto, che si rivolgono ai Centri Antiviolenza, sono 6.000 le donne della provincia di Reggio Emilia  che dal 1997 hanno chiesto aiuto, con un aumento costante di circa 320 ogni anno.

La violenza è trasversale a tutte le classi sociali, età, etnie e religioni. Sono ricchi e poveri, bianchi, neri e gialli, occupati e disoccupati, cristiani e mussulmani, giovani e vecchi.

Gli uomini violenti agiscono deliberatamente, non sono alcolizzati, drogati o “matti”.

Gli uomini autori di violenza sono uomini “normali”, spesso stimati sul lavoro e dal vicinato.

“L’amavo troppo e lei mi lascia” “Ho perso il controllo” “Ho avuto un raptus amoroso” 

La violenza maschile sulle donne non è un fatto privato, ci riguarda tutte e tutti, non giriamo la testa.

Vedere o non vedere è una responsabilità collettiva che riguarda personalmente ognuno di noi.

 UNA “PANCHINA ROSSA” DEDICATA A TUTTE LE DONNE VITTIME DI VIOLENZA

Anche a Campagnola Emilia il 25 novembre 2020 installeremo sotto il portico del Municipio la “panchina rossa”  in accordo con l’Amministrazione Comunale e tante Associazioni del nostro territorio.

La “panchina rossa” vuole essere un simbolo visibile a tutte/tutti, un impegno costante per contrastare un fenomeno drammatico che ci deve indignare, che deve tenere alta la nostra attenzione, che deve impegnare  la nostra comunità a prendere posizione, primo indispensabile passo  nella direzione di un cambiamento culturale profondo, vero antidoto contro le discriminazioni e la violenza sulle donne.

Una “panchina rossa”  per non dimenticare mai tutte le donne uccise, un posto vuoto  per segnare l’assenza di tutte loro.

 

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I giovani dell’Oratorio hanno deciso di affrontare la delicata tematica della violenza contro le donne anche  visivamente, con testi, ma anche fotografie e video per dare forma a quelle che sono state le loro riflessioni.

Violenza, oh uomo, non sono pugni, non sono sberle, non è femminicidio.
O meglio, violenza non è solo questo.
Violenza è quando sento il tuo occhio che percorre il mio corpo, spogliandolo, quando il commento che fai con il tuo amico, mentre passo, giunge al mio orecchio. Violenza è quando sono trattata verbalmente da oggetto, su cui tu, se volessi, potresti mostrare la tua superiorità.
Violenza è quando mi sento in pericolo quando arriva l’inverno perché il sole tramonta presto e io dovrò attraversare la stazione da sola al buio, è la mia mano che scatterà verso il telefono per farmi sentire al sicuro mentre fingerò di essere in linea con qualcuno.
Violenza sono le domande che riceverò dal mio datore di lavoro, riguardo i miei desideri di costruirmi una famiglia quando sarò ancora giovane. Violenza è quando, da rappresentante della mia azienda in giro per il mondo, passerò ad essere chiusa in un ufficio perché il weekend precedente ho indossato la fede al dito e quindi “non si sa mai…”.
Violenza sono mio fratello e mio padre che si alzano da tavola, mentre io aiuto mia madre a sparecchiare.
Violenza sei anche tu che dici di “aiutarmi” in casa. Come se fosse un bel gesto di cortesia.
Violenza sono i vostri commenti sulle chat del calcetto alle foto che il solito amico invia giornalmente e su cui vi fate due risate.
Violenza è il senso di colpa che in fondo, forse, è stata anche un po’ colpa mia se è successo. Che forse ti avevo dato false speranze, vestendomi in un certo modo o comportandomi in maniera troppo amichevole.
Che forse hai solo interpretato male, dovevo coprirmi le gambe e non darti confidenza fin da subito, quindi è anche colpa mia.
Pensa, violenza è anche quando la tua risposta al mio racconto dell’ennesimo pervertito che mi ha urlato qualcosa mentre camminavo sul marciapiede, è “ma gli uomini non sono tutti così”.

Non sarà più violenza solo quando avremo lo stesso valore, quando al lavoro avrete tanti giorni di permesso quanti i nostri da dedicare ai vostri figli piccoli, quando in casa collaboreremo per svolgere le faccende domestiche – e non quando ci aiuterete e basta.
Smetterà di essere violenza quando prenderete parte anche voi alla difesa delle donne, quando invece che farvi una risata quando nella chat del calcetto il vostro amico manderà la solita volgare immagine, gli direte apertamente che deve smetterla. Quando, invece che giustificarvi dicendoci che non siete tutti così, inizierete anche voi a schierarvi apertamente dalla nostra parte contro quelli che sono violenti, a parole o a fatti.
Smetterà di essere violenza quando vi metterete in ascolto, quando finalmente saremo alla pari sul piano sociale, lavorativo e anche su quello privato.
Allora non dovremo più accelerare il passo la sera, farci accompagnare dall’amica fino sotto casa o giustificarci per il nostro matrimonio al lavoro, perché avremo cresciuto una generazione che vive nel rispetto e nell’uguaglianza.

La violenza sulle donne non è solo fisica ma anche psicologica, di sottomissione e di isolamento in cui l’uomo mette in campo la sua modalità e mentalità sbagliata di far valere la sua “ipotetica supremazia”.
E così si presentano due vissuti famigliari ben distinti: immaginate una casa dove l’uomo pensa di essere superiore, di essere l’“imperatore”, di poter prendere ciò che vuole quando vuole
Ecco il POTERE DI UN UOMO CHE SOTTOMETTE.
Immaginate una casa dove le opinioni e le scelte di tutti vengono ascoltate e condivise
Ecco invece cos’è l’AMORE DI UN UOMO CHE RISPETTA.

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VIOLENZA DI GENERE – Cosa ne pensano i ragazzi del Progetto Giovani
Come lo scorso anno, il Progetto Giovani ha deciso di confrontarsi con i ragazzi e con le ragazze per capire quale fosse la loro idea riguardo l’argomento che, in diverse modalità, tocca sempre di più anche il mondo dei giovani. La violenza di genere si manifesta anche nella realtà digitale, contesto che gli adolescenti vivono a volte anche più intensamente rispetto agli adulti.
Spesso si pensa alla violenza di genere come ad un atto fisico, che è il più visibile. Si sottovaluta di più l’atto violento a livello psicologico. Questo è il tipo di azione violenta che vive nel mondo dei social, sottoforma di commenti sessisti, minacce, condivisione SENZA CONSENSO di materiale intimo (come nel revenge porn)…

La violenza psicologica può avere effetti più duraturi e più profondi, anche dopo una violenza fisica l’impatto psicologico può essere permanente.

Queste sono le riflessioni nate dal confronto e di seguito alcune domande utilizzate per discutere l’argomento:

Violenza di genere – un concetto per definirla
“ discriminazione”. Andrea,  15 anni
“ femminicidio ” Domenico, 15 anni
“ ideologia sbagliata basata sulla gerarchia sessuale”  Leonardo, 15 anni
“ schiaffo alla vita” Serena, 25 anni
“ schifo “ Marilyn, 13 anni
“ rabbia” Ylenia, 26 anni
“ sottovalutata “ Valentina, 34 anni

Può essere solo fisica?
“ No, può essere psicofisica. Sui social e su internet. Si tratta di stalking, revenge porn, utilizzo di materiale senza il consenso della ragazza/donna in questione. Insulti di vario genere”

Cosa consiglieresti di fare ad una ragazza che ha subito/subisce violenza sui social?
“Denunciare gli avvenimenti alla polizia postale e non avere timore di farlo.”

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“CANTILENA PER UNA PICCOLA SIRENA”

Per ricordare il 25 novembre, la Biblioteca sceglie un percorso un po’ diverso dagli schemi standard, ricorrendo alle parole di Chiara Carminati, scrittrice, traduttrice e, in questo caso, poetessa. La sua “Cantilena per una piccola sirena” diviene una metafora della bellezza preziosa della protagonista di questi pochi, brevi versi; bellezza preziosa che è quella (che deve essere quella, sempre) di ogni donna, e che come tale va rispettata.

Cantilena per la piccola sirena

Voglio fare un’altalena
di corteccia bianca
per la piccola sirena
per quando sarà stanca.

Un respiro di balena
la soffierà alle stelle
la mia piccola sirena
libellula ribelle.

Sfiorerà la luna piena
così potrò vederla
questa piccola sirena
di pelle madreperla.

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L’ASSOCIAZIONE PROLOCO condivide le parole di una autrice sempre in prima linea nella difesa dei diritti delle donne, Michela Murgia:

“A lungo mi sono chiesta come fosse possibile che persone intelligenti, il più delle volte colte, spesso autonome economicamente, accettassero di essere oggetto di violenza all’interno della propria relazione. Adesso so che contano l’educazione femminile, frutto di secoli di addestramento alla subordinazione, e anche la parallela formazione maschile, imbevuta di proiezioni dominanti e possessive. Contano i modelli sociali patriarcali, e conta moltissimo la sensibilità popolare educata all’idea che uno schiaffo sia solo una carezza veloce, nella convinzione diffusa che l’amore sia tale anche quando procura occhi pesti, zigomi lividi e sospette cadute dalle scale. Conta perfino che ogni titolo di quotidiano insista nel definire «delitto passionale» l’omicidio di una donna per mano del suo uomo, come se la morte fosse amore portato alle sue estreme conseguenze.“

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Dalle donne dell’AUSER di Campagnola Emilia

Questi “uomini” che dicono di amare alla follia la propria donna, picchiandola, violentandola psicologicamente facendola sentire una nullità.

Le nullità sono loro e decisamente non crediamo abbiano il diritto di essere chiamati uomini. Esseri ignobili che si credono superiori, intoccabili perché le loro donne sono troppo spaventate, annientate per denunciarli.

Le forze dell’ordine quando c’è una denuncia hanno le mani legate, possono mettere agli atti e fare un “ordine restrittivo”.

Finchè non succede l’irreparabile.

Bisogna fare di più.

Tante volte ci è stato chiesto cosa pensiamo della violenza sulle donne: non dovrebbe esistere, ogni donna ha il diritto di decidere se, come e quando concedere il suo corpo ad un uomo.

Purtroppo è l’uomo che non rispetta questa semplice regola e la moglie/convivente/fidanzata o semplice conoscente, peggio ancora la figlia, pensa siano oggetti di sua proprietà.

A volte questa violenza per alcune dura per anni, finalmente tante di loro decidono di dire basta!

Ora non sono più sole, e anche la legge le aiuta: l’uomo, se così si può chiamare, pagherà com’è giusto che sia.

Questo 25 novembre ci unisce tutte per ribattere ad alta voce che non siamo proprietà di nessuno.

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ESSERE DONNA – il punto di vista delle commercianti del nostro paese
Essere donna cosa vuol dire? Vuol dire poter dare la vita, essere un rifugio per i propri cari, il calore e la luce per i figli; essere donna vuol dire anche forza e determinazione, sbagliare ed essere il più umano degli esseri. Errare con i figli, con i genitori e con il marito o il fidanzato si può accettare o condannare in vari modi, spiegando, prendendo le distanze, ma sicuramente non annientando una persona o peggio uccidendola. Noi donne non siamo costrette a sottometterci e aspettare che arrivi una coltellata , dell’acido , un colpo di pistola o addirittura le mani di quell’uomo che tanto abbiamo amato a toglierci la vita. No! io dico che non ci sto, che questo non deve più succedere, che siamo forti e possiamo farcela con l’aiuto di altre donne o dei propri genitori o amici.
Stop, adesso basta!

Selenia Betta Paola Martina Paola Lea Manuela e Lorenza

 

 

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