Autorità Civili, Militari e Religiose
Cittadine e cittadini

Con questo incipit siamo soliti iniziare l’intervento durante la Celebrazione del 25 Aprile nella nostra grande Piazza, intervallati dal nostro Corpo Filarmonico che intona canti e musiche di libertà che hanno segnato la storia di ognuno di noi.

Purtroppo le celebrazioni del 2020, del 75° anniversario dalla liberazione dal nazifascismo, vedono il necessario utilizzo di strumenti innovativi e la necessità che ognuno di voi resti nella propria abitazione.

In questi anni, si è man mano affrontato il portato storico della Liberazione, attualizzandone di volta in volta il significato, pur restando fedeli agli ideali di solidarietà e lotta all’oppressione.

Dalla partecipazione popolare alla lotta per la legalità, dalla rappresentanza alla resilienza, tutto il significato storico della lotta di liberazione oggi deve essere condensato in un breve elenco di termini che, mai come oggi, assumono significato rispetto alla fase che stiamo attraversando e al periodo che attendiamo: Responsabilità, libertà e solidarietà.

Termini significativi, che possono risultare vuoti se non vengono declinati e impressi nel nostro modo di operare quotidiano.

Il termine responsabilità viene definito come la congruenza con un impegno assunto o con un comportamento, in quanto importa e sottintende l’accettazione di ogni conseguenza.

Il senso di responsabilità di oggi rappresenta la pietra angolare della libertà di domani, ma quanto appena detto, se declinato asetticamente, non porta alla costruzione della coscienza collettiva. Occorre infatti, prima di tutto, evitare quanto più possibile l’approccio dogmatico e indiscutibile, anzi, capire le necessità dell’oggi, cercare di interpretarne il giusto verso, sia nel rispetto di una norma che nella costruzione di una responsabilità personale, ci aiuteranno per essere più liberi domani.

Chi oggi rappresenta le istituzioni ben conosce quanto la comunicazione è significativa: il messaggio non può essere uno strumento per evitare le proprie responsabilità dirette; per questo motivo richiedere responsabilità alla cittadinanza rappresenta quanto di più significativo si possa fare, chiedere senza imporre, far capire le motivazioni di una scelta senza usare facili passaggi e scuse, operando con rispetto e accompagnando ogni persona verso la dignità delle proprie scelte attraverso norme, possibilità e solidarietà.

Nel pomeriggio di ieri ho ricevuto diverse telefonate in cui alcune persone mi chiedevano di essere presenti oggi. A tutte ho risposto che, a prescindere dalla possibilità o meno, il grande passaggio di responsabilità collettivo che ci viene chiesto è quello di restare nella propria abitazione, passare in modo familiare questa celebrazione: non un semplice no guarda non è permesso, ma accompagnare allo scoramento il ragionamento, che si è sempre chiuso con: è la prima, ma sarà sicuramente l’ultima volta, che non sono in piazza e comunque festeggerò con la mia famiglia e canterò.

Quel termine “Piazza”, quel senso di necessità di normalità, di Libertà, devono essere lo strumento che ci permette di andare avanti, senza chiuderci nel più totale isolamento.

Da 75 anni l’anniversario della Liberazione viene usato come palco da tanti, ed è questa la grande potenza della celebrazione odierna: la Liberazione rappresenta essa stessa la libertà di espressione; il 25 aprile, la festa di Liberazione rappresentano la vittoria popolare contro la costrizione delle libertà precedentemente operata dal Fascismo. Ogni anno ci dicono che oggi, che il 25 aprile, rappresenta la vittoria di una parte sull’altra, e non la liberazione di noi tutti dall’oppressione nazi-fascista.

Lo storico Emilio Gentile diceva che “chi oggi contesta il 25 aprile lo può fare grazie al 25 aprile. È questo il suo valore”. E quindi sì, persino chi protesta contro il 25 aprile lo sta involontariamente celebrando nel modo più plateale possibile.

Ma ci aspetta un prossimo futuro in cui il messaggio partigiano è quanto mai necessario ed invera tutto il suo percorso nel termine “solidarietà”: i partigiani avevano in testa un’idea di Paese da realizzare, tutti insieme, come è avvenuto, sforzandosi di tenere insieme tutti i pezzi, tutte le diversità. E anche questo sembra qualcosa di così lontano a pensarci oggi. La Resistenza ha raccolto sensibilità politiche e temperature emotive molto diverse tra loro che erano unite perché sapevano da che parte stare. Che in italiano, significa essere partigiani.

Ma la diversità ha significato anche accettazione delle difficoltà altrui e impegno nella solidarietà.

Non sappiamo quello che abbiamo di fronte a noi, né come saremo tra qualche mese o qualche anno, ma sappiamo da dove veniamo e comprendiamo il significato di una scelta, dell’essere di parte e in particolare essere dalla parte di chi pone il suo benessere al pari degli altri, di chi opera quotidianamente per la rimozione degli ostacoli che limitano la libertà altrui e contro l’oppressione delle libertà e del pensiero, così come, ancora dopo 75 anni, abbiamo imparato dalla lotta di liberazione e dalla resistenza.

 

W il 25 aprile
W la Resistenza

 

Il Sindaco
Alessandro Santachiara